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guerra contro gli inglesi

Miscellaneous
L'Operazione Halberd rappresenta uno degli episodi chiave della guerra navale nel Mediterraneo durante la Seconda Guerra Mondiale, evidenziando la tensione strategica tra le forze dell'Asse e quelle Alleate. Questo scontro era legato al controllo delle rotte di rifornimento verso Malta, un'isola di importanza cruciale per gli inglesi come base avanzata per il controllo del Mediterraneo centrale.

Contesto e Preparativi Inglesi
Nel settembre del 1941, con l'imminente offensiva inglese in Nord Africa (Operazione Crusader), Malta necessitava di un rifornimento urgente per mantenere la sua operatività come avamposto strategico. Per questo motivo, fu pianificata l'Operazione Halberd, un'imponente missione di rifornimento che prevedeva l'invio di nove navi mercantili, protette da una scorta imponente composta da:
  • Tre corazzate: Nelson, Rodney e Prince of Wales.
  • La portaerei Ark Royal.
  • Cinque incrociatori leggeri.
  • Diciotto cacciatorpediniere.
  • Nove sommergibili lungo le rotte strategiche italiane.
La strategia britannica prevedeva un iniziale frazionamento delle unità navali per confondere i ricognitori nemici, riunendosi successivamente a sud del Mar di Sardegna per affrontare insieme la fase finale dell'operazione.

La Reazione Italiana
La Marina Militare Italiana, informata dell'uscita della flotta britannica da Gibilterra, non colse immediatamente l'obiettivo nemico, a causa di informazioni incomplete fornite dagli informatori locali. L'ipotesi iniziale era che si trattasse di un’incursione contro il territorio italiano, il che portò anche la Regia Aeronautica ad allertarsi. Gli avvistamenti del 26 settembre e l'intercettazione di segnali radio confermarono però la presenza di una forza navale nemica diretta verso sud, in prossimità della Sardegna. Il 27 settembre, un idrovolante Cant Z506, pilotato dal comandante Giovanni Del Vento, decollò dalla base di Decimomannu per localizzare il convoglio nemico. Alle 08:18 individuò la flotta inglese a nord della Tunisia, nei pressi dell'isola La Galite. La segnalazione indicò chiaramente la presenza di una portaerei, una corazzata, quattro incrociatori e numerose unità minori. Alle 12:15, undici aerosiluranti Savoia-Marchetti SM.84 del 36º Stormo decollarono da Decimomannu, guidati dal colonnello Helmut Seidl e dal maggiore Arduino Buri. Poco prima, altri undici SM.79 del 130º Gruppo erano decollati dall’aeroporto di Elmas. La missione degli aerosiluranti era supportata dai caccia Fiat CR.42 del 24º Gruppo, decollati da Monserrato. Nonostante le cattive condizioni meteorologiche, gli aerosiluranti italiani riuscirono a raggiungere la flotta britannica e ingaggiarono il nemico. Tuttavia, la scorta massiccia e ben coordinata della Royal Navy rese estremamente difficile ottenere risultati decisivi. Le navi britanniche subirono danni, ma il convoglio riuscì a proseguire, raggiungendo Malta con gran parte del carico intatto.
l Savoia Marchetti SM84 benché più moderno non riscosse un grande successo tra gli equipaggi;
 prestazioni ed affidabilità risultarono inferiori al suo predecessore SM79 
Un Savoia Marchetti SM84 della 256^ Squadriglia. Accanto l'emblema   del 36° Stormo e
del 108° Gruppo col motto "Ocio che te sbuso"

Un Savoia Marchetti SM79 del 130° Gruppo basato ad Elmas. Accanto l'emblema del Gruppo col motto "Sotto a chi tocca"
L'Attacco degli Aerosiluranti Italiani
L'attacco aereo contro il convoglio Halberd rappresentò uno dei momenti più intensi e drammatici dell'operazione. Le difficili condizioni meteorologiche contribuirono a complicare ulteriormente l'azione italiana, portando alla divisione dei gruppi di volo. Nonostante le avversità, gli aerosiluranti italiani si impegnarono con coraggio nel tentativo di danneggiare le unità della Royal Navy. Alle 13:00, cinque SM.84 del 108º Gruppo guidati dal maggiore Arduino Buri avvistarono per primi il convoglio britannico e avviarono l'attacco. Durante l'azione, la contraerea inglese colpì un velivolo,che entrò in collisione con un altro SM.84, causando la perdita di entrambi gli aerei. Un terzo SM.84 fu abbattuto dopo aver lanciato il suo siluro e nonostante il sacrificio degli equipaggi, nessuna nave inglese fu colpita in questa fase. Alle 13:30, il colonnello Helmut Seidl e i quattro aerosiluranti del 109º Gruppo giunsero sul convoglio per proseguire l'azione. Il primo aereo ad essere abbattuto fu quello del capitano Giusellino Verna, intercettato dai caccia Fairey Fulmar dell'808° Squadron decollati dalla portaerei Ark Royal. Seidl, insieme al capitano Bartolomeo Tomasino,riuscì a portarsi in posizione per attaccare la corazzata HMS Nelson. La nave venne colpita da un siluro, riportando danni significativi. Tuttavia, entrambi gli aerosiluranti furono abbattuti dalla contraerea delle navi Prince of Wales e Sheffield.  L'ultima fase dell'operazione fu condotta dagli undici SM.79 del 130º Gruppo, guidati dal capitano Giorgio Grossi, decollati dall'aeroporto di Elmas. Nonostante gli sforzi del gruppo, l'intensa contraerea del convoglio britannico e l'azione dei caccia di scorta impedirono ulteriori successi. Nessun altro siluro riuscì a colpire le navi inglesi.
Il sacrificio degli aerosiluranti italiani fu eroico, ma i risultati furono limitati. Il siluro che colpì la corazzata HMS Nelson costrinse l'unità a ritirarsi temporaneamente per riparazioni, rappresentando l'unico danno significativo inflitto al convoglio.
L'azione costò la vita a numerosi aviatori italiani e comportò la perdita di molti velivoli. Nonostante l'intenso impegno delle forze italiane, il convoglio Halberd riuscì a raggiungere Malta, fornendo rifornimenti vitali per l'isola. L'episodio dimostra le difficoltà affrontate dalla Regia Aeronautica nel tentativo di contrastare le superiori forze navali e aeree della Royal Navy, nonché il coraggio e la dedizione dei suoi equipaggi.
Mappa che riproduce il luogo del combattimento tra la forza navale inglese e gli aerosiluranti della regia aeronautica.

La HMS Nelson da 39.000 tonnellate  in sosta in un porto inglese. 

La corazzata  HMS Nelson colpita  dai nostri aerosiluranti e gravemente danneggiata, manovra per disimpegnarsi da un successivo attacco.
All'epoca il danneggiamento della Nelson che   richiese in seguito sei mesi di riparazioni viene accreditato da alcune   fonti al maggiore Arduino Buri che fu tra i pochi a rientrare e   rivendicò il risultato negli anni che seguirono. Ricerche successive   incrociate con i dati dell'ammiragliato britannico fanno ritenere che   Buri attaccò con il suo gregario, la Rodney mancandola e confondendola   con la gemella Nelson. Le ricostruzioni del dopoguerra ritengono che sia   stata la seconda ondata  al comando di  Helmut Seidl a colpire la Nelson   e poiché è stato il primo dei due aerei a mettere a segno il siluro, è   credibile sia statolo  lo stesso Seidl a colpire il bersaglio. Questo   successo è avvalorato anche dall’affermazione del Capitano Santoro. Questi, essendo al comando dei   velivoli CR42 del 24° Gruppo Caccia, e trovandosi quindi sul cielo della   battaglia, sostenne, nel suo rapporto di missione, che l’aereo che aveva   colpito la Nelson era stato abbattuto immediatamente dopo il lancio del   siluro. Tuttavia alla fine della  giornata si contarono Otto  aerei italiani   abbattuti. Sette aerosiluranti, di cui due SM 84 del 108° Gruppo,   quattro del 109° Gruppo e un SM 79 del 130°, più un caccia CR42 del 24°   Gruppo. Tuttavia, le azioni furono condotte con determinazione tale che   molti velivoli riuscirono a superare lo schermo avanzato dalla   formazione britannica, per lanciare i siluri contro le grandi navi. La   corazzata Rodney fu mancata di poco, assieme ai cacciatorpediniere   Lance, Isaac Sweers e Lightning, invece la Nelson  presa a bersaglio da   due SM 84 nel corso del secondo attacco, fu colpita a prora e dovette   ridurre la velocità. La flotta italiana  in conformità agli ordini   ricevuti decise di ritirarsi e ordino verso le 15:50 di invertire la   rotta. In realtà, non informato dell'avvenuto danneggiamento della   Nelson e mal informato sul numero di portaerei, la superiorità della   flotta navale italiana era netta sul nemico e uno scontro navale    avrebbe sicuramente avvantaggiato la nostra flotta.    In totale furono persi 8 aeroplani, dieci ufficiali morirono e tra   questi il comandante dello Stormo e tre comandanti di Squadriglia. Al Colonello Seidl, ai  Capitani Tomasino e Verna che  morirono quel giorno   insieme al Sergente Luigi Valotti,   che con il suo caccia CR42   aveva tentato di distrarre l'artiglieria antiaerea, compiendo   evoluzioni, vennero assegnate le medaglie d'oro al valor militare alla   memoria. Quanto al Maggiore Buri si poté rifare il 15 novembre   successivo  affondando con il suo velivolo SM 84 il piroscafo britannico   Empire Defender che, navigando isolato da Malta verso Gibilterra, fu   attaccato nei pressi dell’Isola Galite.
I Fairey Fulmar dell'808° Squadron imbarcati sulla portaerei Ark Royal, si resero protagonisti dell'abbattimento dell'SM84 del Cap. Giusellino Verna. 
Stemma dell'808 Squadron della Royal Navy.

I CR42 del 24° Gruppo decollati dall'Aeroporto di Monserrato  fungevano da scorta per gli aerosiluranti partiti da Elmas e Decimomannu.   Tra gli otto aeroplani persi dalla Regia  Aeronautica  anche un  CR42 che  costò la vita al Sergente Luigi Valotti. Pilota da caccia dalle rinomate doti acrobatiche,  cadde  per un errore umano o guasto al motore e  non per opera della contraerea come da più parti viene indicato. Gli inglesi rimasero meravigliati da tali evoluzioni  e coraggio che perfino il Comandante  della flotta inglese, l'ammiraglio Cunningham ne cita ampiamente nella sua relazione  finale.
Rapporto di lancio compilato dal Tenente Paccariè Mario relativa alla missione del 27 settembre 1941. 
Manifesto pubblicitario dell'epoca per enfatizzare la missione della regia Aeronautica.
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